Dott.ssa Laura Bruschetta

Operatore Tecnico dei Corsi di Formazione del Giocodanza® - psicologa - psicoterapeuta infantile

   

La Metodologia Propedeutica del Giocodanza® è un valido strumento per analizzare le competenze e le capacità che vengono sollecitate ed utilizzate dal bambino nell’ esecuzione degli esercizi-giochi.

Questa metodologia è infatti estremamente innovativa nell’ambito della Propedeutica alla Danza.

Innanzitutto per il suo approccio pedagogico e perché sceglie di mettere il bambino al centro, quale soggetto-oggetto della formazione.

Soggetto: in quanto chiamato ad operare, ad agire, a compartecipare con consapevolezza alla lezione, attraverso le sue capacità in prima persona.

Oggetto: in quanto è su di lui che ricade tutta l’attenzione della maestra di danza, con particolare riferimento ai suoi anni, alle sue predisposizioni, ai suoi limiti e alle sue competenze.

Nell’ambito dell’insegnamento della propedeutica alla Danza spesso incontriamo più attenzione a quella che sarà la tecnica che non al soggetto a cui ci si rivolge.

  >>>> Molti fallimenti, molti abbandoni della Scuola di Danza possono essere legati ad alcune difficoltà che l’insegnante incontra proprio coi bambini che iniziano il loro approccio alla Danza.

Sempre di più l’ambiente della Danza deve sforzarsi di riconoscere che l’insegnante non può essere solo un bravo “tecnico”, ma anche un bravo educatore, poiché interagisce proprio con l’essere in crescita nelle sue diverse fasi: dall’infanzia, alla preadolescenza, all’adolescenza.

  Nessun bravo professionista si accinge a lavorare su un materiale che non conosce.

Il nostro materiale è l’essere umano nel suo periodo di sviluppo più delicato ed importante: sappiamo bene che le problematiche nate durante l’infanzia possono far sentire i loro esiti nella maturità.

  Il Metodo di Marinella Santini aggiunge nuovo “sapere” all’insegnamento della Propedeutica: parte proprio dal “materiale” e dalla sua conoscenza.

L’attenzione alla suddivisione degli esercizi-giochi per età, evidenzia la particolare rilevanza data alle tappe di sviluppo del bambino: viene proposto solo ciò che il bambino può fare, ciò che il suo corpo e la sua psiche sono pronti ad affrontare.

  Non sempre nella Danza è così.  

Quindi il primo aspetto che vorrei sottolineare è la centralità del bambino.

Scopriamo innanzitutto che una univoca definizione è difficile da trovare: il bambino ci richiama un mondo vasto fatto di bellezza, fantasia, dolcezza, semplicità, ingenuità, fiducia, speranza…ma anche di fatica, incomprensione, paura, tradimento, angoscia…e molto, molto altro.

Un mondo ricco, variegato, a tratti inconoscibile.

  Il bambino è per certi aspetti un Mistero: un regalo della vita, uno sconosciuto venuto al mondo.

  Questo fa di lui un essere sicuramente affascinante: cosa porterà nel mondo? Cosa avrà oggi da dire a me, adulto?

  Spesso si tende a considerare il bambino come un essere “non ancora”: non ancora adulto, non ancora cittadino, non ancora maturo.

  Ciò è un errore che porta con sé dolorose conseguenze: spesso dimenticato nella sua unicità, nella sua individualità, nei suoi diritti effettivi, il bambino è ancora oggi facente parte di una minoranza bisognosa di protezione. Molte le battaglie per il riconoscimento dei suoi diritti, perché possa essere considerato un cittadino a tutti gli affetti e come portatore di una sua specificità.

  Può sembrare un approccio che si discosti dal nostro ambito, ma non è così.

  Quando ci approcciamo al bambino ci mettiamo sempre in una relazione sul piano umano parimenti dignitaria? Non lo consideriamo a volte “solo un bambino”?

  Solo un problema, solo un impaccio ai nostri progetti, solo un essere più piccolo di noi che non conosce, non sa, non ha da portare qualcosa di suo.

  Non ha forse niente da dire?

  Qual è in realtà il suo sapere?

  Il bambino nasce con un suo sapere ancora a noi sconosciuto: nostro compito sarà creare un luogo, un tempo, uno spazio relazionale nel quale e attraverso il quale il mistero del bambino possa svelarsi.

  >>> Scriveva una grande scienziata italiana, Maria Montessori :“Il primo dovere per l’educatore è di riconoscere la personalità umana dell’essere nuovo e di rispettarla.”

  Questo in ogni ambito educativo.

 
Crediamo che anche l’insegnamento della danza possa rappresentare uno spazio, un tempo, un luogo con un alto contenuto educativo: qui il bambino scopre il suo corpo, la bellezza del movimento, la magia del suono e una persona “speciale”, con la quale poter avere una relazione significativa.

Questo il nostro spazio di incontro con lui.

E anche, inevitabilmente, con noi stessi. 

 

  Il secondo elemento che vorrei sottolineare è l’utilizzo del gioco come strumento di apprendimento, in particolare ilgioco simbolico.

  Il gioco è lo strumento d’eccellenza per creare in ambito pedagogico una relazione autentica: è il mezzo attraverso il quale il bambino può esprimere simbolicamente tutto se stesso.

  Il mezzo liberante, perché creativo, spontaneo ma adeguatamente proposto nel metodo all’interno di una cornice “contenente” (la regola), nella quale il bambino in evoluzione può esprimersi sapendo dove è il limite.

  Il bambino “liberato” attraverso l’azione un po’ magica della creatività, si troverà più facilmente preparato a sperimentare il movimento e la danza nel loro aspetto più creativo e liberante. Gioco e Danza hanno entrambi un contenuto ludico e simbolico che il Metodo ha posto in grande evidenza.

  Sono uniti da uno stesso filo: l’inconscio si esprime in entrambi attraverso il movimento, il “far finta”, la metafora, l’analogia.

  l vero nella finzione.

  “Facciamo finta che…” dice il bambino.

  “Facciamo finta che ….” Agisce il danzatore.

  Giocano lo stesso gioco.

 

  Il terzo elemento è la figura della maestra. Per la prima volta nell’ambito della danza ho sentito in questo metodo definire la maestra educatrice.

  Questa definizione nel mondo della Danza non mi appare così scontata.

  La maestra in genere viene vista come l’esperta dell’arte, la depositaria e trasmettitrice della tecnica e della passione racchiuse nella Danza. Viene messa sicuramente in secondo piano la competenza relazionale ed educativa.

  Nel metodo Giocodanza questo aspetto assume valore prioritario e anche nella relazione educativa vengono poste le condizioni motivanti a che il bambino incontri con piacere quest’arte.

  Emerge quindi dal Metodo che la competenza professionale dell’insegnante di Danza non è data solo dalle conoscenze tecniche, ma anche dalle risorse personologiche e pedagogiche della persona.

  L’obiettivo primario di questo Metodo sul piano psicologico è assecondare la spinta evolutiva che la vita mette in ogni essere per portarlo a diventare l’essere armonico a cui tutti aspiriamo.

  L’essere armonioso è il bambino che prima di tutto si muove bene, che vive bene nel suo corpo, che sa utilizzare forza-energia-movimento combinandoli nei modi adeguati.

Il bambino armonioso è come una musica ben eseguita: la si sente.

Il bambino armonioso è come una danza fluida: la si vede.

Dott.ssa Laura Bruschetta

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